Via del Romanico

Patrimonio

il romanico

Fra il X e il XIII secolo chiese, abbazie e pievi sorsero numerose su questi colli per diffondere e difendere la fede.

“… si sarebbe creduto che il mondo, gettando lungi da sé gli antichi vestimenti, s’ornasse di un candido manto di novelle chiese”. Sono le parole scritte da Rodolfo Il Glabro, monaco di Cluny che raccontano di come, in molte aree, tra cui quella del Monferrato, a ridosso dell’anno Mille sono state costruite innumerevoli edifici sacri di grandi ma anche di piccolissime dimensioni quasi a testimoniare di un nuovo vigore e di un rinnovato slancio creativo successivo a tempi incerti e di fatalistiche attese di fine Millennio.

Poi la storia ne dimenticò alcune, salvandole dalle trasformazioni barocche del ‘600.

Oggi si nascondono fra boschi e vigne ed emanano pace e spiritualità. Tra panorami mozzafiato tante preziose testimonianze di antica religiosità disseminate tra le colline.

Qui in Monferrato, nel cuore del Piemonte, nell’area delimitata a nord dal Po, a sud dal Tanaro, ad ovest dalla collina di Torino e ad est dalla Lomellina tanti piccoli tesori che raccontano di un tempo che fu.

Le chiese romaniche di questo territorio sono caratterizzate dalle piccole dimensioni. Quasi sempre a un’unica navata con un alternarsi di superfici in cotto e in pietra arenaria.

Cornici, archetti ricchi di motivi decorativi, capitelli finemente scolpiti con serene tentatrici, cavalli alati, serpenti e mostri per incutere timore a coloro che non avrebbero seguito i precetti della Chiesa.

E poi gli affreschi o quel che ne resta. In primis il Cristo come pantocratore cioè dominatore universale rappresentato nella mandorla iridata e poi quelli dei santi a cui è dedicata la chiesa.

San Pietro con le sue chiavi, San Michele arcangelo, San Giorgio martire, San Secondo, Santa Caterina d’Alessandria, San Sebastiano. Il dipinto come racconto per immagini per incutere timore nel fedele e indicargli la giusta strada da perseguire.

il paesaggio

Si chiama Basso Monferrato, anche se questa regione di colline calcaree e sabbiose si eleva, in alcuni punti, anche fino a 500 metri di quota.

Eventi geologici millenari, di cui restano testimonianze fossili risalenti all’epoca in cui queste lande erano il fondale di un mare continentale poco profondo, hanno inciso e smussato i profili delle colline, scavando vallette tra bricco e bricco.

Sulla foresta temperata di latifoglie che originariamente ricopriva queste terre ha poi operato la mano dell’uomo, che pur senza cancellare totalmente il substrato forestale lo ha modificato in modo significativo. Il frutto di questa lunga interazione si legge oggi nel paesaggio intensamente agricolo e al contempo selvaggio: basta allontanarsi dai principali fondivalle coltivati e abitati per ritrovarsi in vallette ammantate da fitti boschi, lungo sentieri deserti e privi di punti di riferimento.

Nella vegetazione si mescolano con apparente disordine fitte macchie di robinia e campi di mais, le foreste alberate confinano con vigneti, piccoli ruscelli scorrono in sottoboschi che sembrano non conoscere l’intervento dell’uomo. Quasi incredibile è la presenza su alcuni colli, degli ulivi, testimonianza di microclimi temperati delle età romana e medioevale, quando in tutta Europa le condizioni atmosferiche erano più miti di oggi.

A mano a mano che si procede verso nord, salendo verso il crinale che si affaccia sul Po, i versanti si fanno più ripidi e i pendii più selvaggi.

Sono terre dove appare naturale montare a cavallo per spostarsi, dove non stupiscono le tracce di cinghiali nel folto dei boschi e dove, forse, non stupirebbe nemmeno la presenza del lupo.

Sulla sommità di questi colli sorge quasi sempre un castello, talvolta imponente altre volte in rovina, a testimoniare i tumultuosi secoli del feudalesimo e dell’epoca rinascimentale. Strade che salgono tra vecchie case, cascine, abitazioni e palazzi signorili. Ogni paese, una storia da raccontare, che inizia ancora prima della sua nascita quando questi territori erano abitati dalle popolazioni celto-liguri in epoca preromana e poi dai romani durante l’impero.